Essa è famosa per la presenza di un ghiacciaio al fondo di una profonda dolina di circa 90m. Tale ghiaccio veniva prelevato nei secoli scorsi per essere venduto specialmente a Trieste.
Dopo un'abbondante vestizione, scendiamo la dolina lungo un sentiero che nella parte finale diventa ripido e ghiacciato (nella notte ha pure nevicato).
Montiamo i ramponi e ci avviamo alla terrazza, assicurandoci alla fune d'acciaio presente in loco, dove il sentiero sembra finire. Sandro vede uno spit lungo una cengia, al di là della ringhiera di protezione, ed inizia l'armo, ma giunto nei pressi, si accorge che lo spit è inutilizzabile e la cengia sicuramente non è la via per scendere al fondo.
Dietrofront e ricerca di attacchi dove iniziare la discesa. Alla fine si trova un fix vicino ad un paletto di protezione del sentiero, alto, proprio all'inizio del lungo scivolo che arriva al fondo. "Ok, partiamo da qua, ora metto la placca ..... OPS!!! Sono senza chiave d'armo!!!". Non se n'è accorto neanche quando se ne stava appeso alla corda per tentare la discesa dalla cengia!
Mentre Alberto torna alle macchine per recuperarla, armiamo lo stesso attaccandoci su due pali di protezione del sentiero, arrivando fino a dove ricomincia il cavo d'acciaio che porta al fondo. Probabilmente, in estate, i tratti che noi abbiamo trovato ghiacciati si possono fare tramite una traccia di sentiero che a noi era nascosta dalla neve.
Dal fondo facciamo qualche foto a chi scende; foto che non rende minimamente la ripidità della discesa ghiacciata Mentre Simona scende per ultima con la chiave d'armo, Sandro si avvia sul basso passaggio sopra il lago ghiacciato, ma il ghiaccio si rompe sotto i suoi piedi! Praticamente c'è solo uno sottile strato di ghiaccio e sotto uno strato abbondante di acqua sciolta e sul fondo di nuovo ghiaccio duro. Impossibile passare senza bagnarsi completamente i piedi, che poi si ghiaccerebbero in breve tempo; rinunciamo a passare. Anche qui si fa sentire il riscaldamento globale. Dall'altra parte si trovava la prosecuzione per le pati fonde della grotta ed un'altra sala con ghiaccio sul fondo. Amen.
Approntiamo la discesa sul lato sinistro, a fianco del ghiacciaio e qui ci prendiamo un'infinità di rischi pur di proseguire. Una placchetta, irraggiungibile, si trova almeno 2m sopra lo strato di ghiaccio: ma quanto se n'è sciolto? Si vede uno spit più in basso, ma per arrivarci si parte con attacco singolo con corda che sfrega sulla roccia dopo un metro. E' Sandro che arma; con il vuoto sotto il culo, al margine del ghiacciaio, fraziona e si tranquillizza un po': almeno adesso ha due attacchi. Man mano che scende bisogna rompere tutte le stalattiti di ghiaccio che potrebbero accidentalmente staccarsi e piombare come spade su chi sta sotto.
Un paio di metri sotto il frazionamento si trova un incrocio di vecchi tronchi, forse residuo di quando i cavatori venivamo qui a prelevare il ghiaccio. La corda ci passa a piombo molto vicino, ma senza toccarli, mentre invece tocca un po' la roccia, ma senza problemi perchè completamente ricoperta da uno strato di ghiaccio. Una volta atterrati ci si sposta lateralmente sopra il ghiacciaio con la corda che si appoggia pericolosamente ai tronchi semi-marci, lasciando non poca inquietudine. Cazz...! Non c'era nessun posto alla base dove frazionare nuovamente: che bisognava fare? Comunque con i piedi sul ghiaccio si sgrava il peso dalla corda e quindi la pressione sui tronchi era minima.
Da qui il ghiacciaio è stupendo e mostra tutta una serie di stratificazioni.
Altro frazionamento su un tronco che sporge dal ghiaccio e via giù fino ad una saletta dove termina il ghiaccio e questo ramo della grotta. Scende Massimiliano e poi la Sara che s'intorta banalmente nel primo frazionamento, facendoci raffreddare un po' tutti. Infatti, quando per ultima scende la Simona, dopo averci riempito di parole per la pericolosità degli armi, ritorna subito indietro a causa del freddo.
Quello che dovevamo vedere lo abbiamo visto e ne siamo soddisfatti; scattiamo un paio di foto e poi via fuori anche noi dove ci aspettano Alberto e Chiara che nel frattempo si sono fatti una passeggiata nel bosco.
S-Team di oggi: Simona, Chiara (che ci accompagna fino all'ingresso),
Sara, Massimiliano, Sandro ed Alberto che ci fa la foto
Non confondiamo la Selva di Tarnova con il Nanos, sul Nanos tra l'altro ci sono 3 grotte di ghiaccio (anche se credo che ormai il ghiaccio sia scomparso) il cui accesso però è ben più difficoltoso rispetto a questa in Selva.
RispondiEliminaOPS! Grazie della segnalazione. Ho corretto il testo.
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