Weekend multicolore (nel senso che ne sono successe di tutti i colori!) nel Carso triestino. Racconto un po' lungo: ero in vena di scrivere ;-)
Le previsioni meteo non sono delle migliori e già venerdì pomeriggio abbiamo la defezione di Massimiliano e Sara a causa di motivi familiari. Quindi partiamo solo in tre: Simona, Sandro e Damiano. Ci troviamo all'ostello Amiscout di Campo Croce con Simone e Federico da Verona, dove prendiamo possesso del nostro camerone da 20 letti, avendo cura di occupare tutti i letti più vicini alla stufa a pellets. BRRR!!! Per fortuna poi si stava meglio.
Damiano, Simona, Simone e Federico davanti alla porta della nostra casetta all'ostello
Anche la cena con la Giorgia di Gorizia e gli amici della SAS salta a causa di una riunione. Poco male, quando si tratta di mangiare, sappiamo arrangiarci benissimo anche da soli! Ormai conosciamo buona parte delle trattorie del Carso, ma questa volta optiamo per una nuova, per noi, lì vicino a Gabrovizza. Solite porzioni esagerate e lasciamo sul piatto un bel po' della carne mista che ci hanno portato. Tra questa c'è un rotolo di carne ripieno di prosciutto e formaggio, il tutto impanato e fritto; il nome di questo piatto serbo suonava più o meno come "Karagiorgeva" da noi battezzato "Cara Giorgia". "Potete pure portarla via, se volete, eh?" "No, no, grazie. (tanto doman sè spanzemo alla Flora!)". Quanto ci pentiremo di questo ....!!!
Usciamo dalla trattoria e ci troviamo in mezzo ad una tormenta di neve. Ma come! Non era mica prevista per venerdì notte! Vabbè, poca strada da fare e senza problemi rientriamo in ostello.
Parcheggiamo in mezzo alla neve fresca ed andiamo a cambiarci nella baracca di fianco all'ingresso della grotta. Entriamo che sono le 9:30, mezz'ora oltre l'orario programmato.
Damiano si accorge di avere gli scarponi con la suola che sta aprendo, ma va avanti lo stesso per fotografare i cristalli di una vaschetta nascosta, prima del P140 Scaglianati scendiamo tranquillamente alla base del pozzo lasciando Ben e cameraman ai loro lavori. Alle 11 partiamo lungo la Galleria Brena e con andatura tranquilla ripercorriamo i tratti fotografati la volta precedente.
Dopo la lunga salita sulle staffe, ci troviamo a percorre la bella galleria superiore, di dimensioni normali rispetto a quelle ciclopiche della Brena. Una merda di nodo, fatto a metà corda su una calata su liscia colata, ci crea non pochi problemi nel suo passaggio. Più avanti troviamo una corda buttata lì e Sandro torna indietro per farla sostituire a Damiano. Poi scopriremo che non era lesionata e quel nodo è lì da chissà quanto (c'era pure due anni fa), magari frutto di uno scherzo fatto a qualcuno!
Siamo al campo alle 14:30, 5 ore invece delle 4 previste ed abbiamo fatto solo una foto. Pranzetto e ci avviamo verso la galleria terminale. A Damiano cede sempre di più la suola dello scarpone che, restando appicicata al fango per terra, si apre di più ad ogni passo! Intimorito della cosa, si ferma e decide di tornare indietro. Che peccato! Rinunciare così a pochi passi dalla meta.
Sandro inizia a fotografare gli spettacolari ambienti di questo ramo terminale, ma non è sereno ne rilassato. Tutti questi inconvenienti, la grande perdita di tempo ed il nervoso spingono per fare ritorno prima possibile e riunirsi a Damiano che è rimasto da solo. Simone sopperisce a Damiano nel fare qualche macro con la sua compatta ed a malincuore torniamo indietro. Qui sarebbe da starci almeno 4-5 ore!
Usciamo dalla trattoria e ci troviamo in mezzo ad una tormenta di neve. Ma come! Non era mica prevista per venerdì notte! Vabbè, poca strada da fare e senza problemi rientriamo in ostello.
Sabato mattina abbiamo pure la rinuncia da parte della Giorgia da Gorizia; la sera prima era tornata a casa per miracolo da TS e non se la sentiva di affrontare le strade sporche di neve. Nel frattempo ci chiama Ben e chiede se può unirsi a noi assieme al suo cameraman per fare qualche ripresa.
A Basovizza ci incontriamo con Donato, arrivato direttamente da Padova. Mentre facciamo colazione arriva Antonio e ci chiede se i 7-8 speleo del San Giusto sono con noi. Pensando che Ben facesse parte di quel gruppo gli diciamo di sì, ma che ci aspettavamo solo due persone, no 8! Ahi! Ahi! Ahi! Antonio si irrita parecchio e nega l'ingresso agli altri a meno che non si armano la calata con le loro corde. Poi arriva Ben e dice che non ha nulla a che fare con quelli del San Giusto e ci fa tirare un sospiro di sollievo ed evita uno spiacevole malinteso diplomatico. Ma chi gli ha detto che potevano venire in Skilan con noi???Parcheggiamo in mezzo alla neve fresca ed andiamo a cambiarci nella baracca di fianco all'ingresso della grotta. Entriamo che sono le 9:30, mezz'ora oltre l'orario programmato.
Damiano si accorge di avere gli scarponi con la suola che sta aprendo, ma va avanti lo stesso per fotografare i cristalli di una vaschetta nascosta, prima del P140 Scaglianati scendiamo tranquillamente alla base del pozzo lasciando Ben e cameraman ai loro lavori. Alle 11 partiamo lungo la Galleria Brena e con andatura tranquilla ripercorriamo i tratti fotografati la volta precedente.
Dopo la lunga salita sulle staffe, ci troviamo a percorre la bella galleria superiore, di dimensioni normali rispetto a quelle ciclopiche della Brena. Una merda di nodo, fatto a metà corda su una calata su liscia colata, ci crea non pochi problemi nel suo passaggio. Più avanti troviamo una corda buttata lì e Sandro torna indietro per farla sostituire a Damiano. Poi scopriremo che non era lesionata e quel nodo è lì da chissà quanto (c'era pure due anni fa), magari frutto di uno scherzo fatto a qualcuno!
Alcune delle meraviglie del ramo superiore
Siamo al campo alle 14:30, 5 ore invece delle 4 previste ed abbiamo fatto solo una foto. Pranzetto e ci avviamo verso la galleria terminale. A Damiano cede sempre di più la suola dello scarpone che, restando appicicata al fango per terra, si apre di più ad ogni passo! Intimorito della cosa, si ferma e decide di tornare indietro. Che peccato! Rinunciare così a pochi passi dalla meta.
Sandro inizia a fotografare gli spettacolari ambienti di questo ramo terminale, ma non è sereno ne rilassato. Tutti questi inconvenienti, la grande perdita di tempo ed il nervoso spingono per fare ritorno prima possibile e riunirsi a Damiano che è rimasto da solo. Simone sopperisce a Damiano nel fare qualche macro con la sua compatta ed a malincuore torniamo indietro. Qui sarebbe da starci almeno 4-5 ore!
La grande condotta freatica terminale
Altre perdite di tempo per tornare al campo a causa del passaggio di un frazionamento quasi senz'ansa e si riparte che sono le ore 17. Usciremo tardissimo....
Qualcuno di noi patisce più di tutti la mancanza di ossigeno in questa grotta; altri meno. Raggiunto Damiano ci avviamo scaglionati lungo la Brena tenendoci a vista l'uno con l'altro. Alla base del pozzo troviamo i resti dell'orologio di Alberto precipitato da oltre 100 m la volta precedente. Si inizia a risalire che sono passate le ore 21.
Man mano che si risale l'aria si arricchisce d'ossigeno e nelle ultime scale mai fu più gradita la fresca brezza che scendeva dall'ingresso.
Ma neanche durante questa fase è filato tutto liscio. A Federico si spegne la luce principale del casco al penultimo frazionamento del P140. Poco dopo si spegne pure quella secondaria! Aiutato dalla luce di Sandro, che sta salendo in parallelo sulla via dei pendoli, quella di Simone da sopra e con una mini-tikka in bocca riesce a raggiungere il pianerottolo.
Dopo 14 ore di permanenza, l'ultimo esce alle 23:30 in mezzo ad una tormenta di neve! Ci saranno 10 cm di neve fresca oltre a quella caduta la sera prima. Nella baracca ci si cambia stando quasi al calduccio (rispetto a fuori) e mai fu più gradito un riparo come questo. Visto il ritardo di 2,5 ore, tranquillizziamo subito Antonio via sms.
L'unica preoccupazione è quella di arrivare da Flora prima di mezzanotte (orario di chiusura) e sperare che ci faccia qualcosa da mangiare. Damiano e Donato, usciti per primi, vanno avanti per andare a prendere i posti ed avvisare che arriviamo. Noi partiamo un quarto d'ora dopo camminando in un bellissimo bosco imbiancato con la bora che soffia sopra. Arrivati alle macchine, Damiano e Donato sono ancora lì! Non riesce ad uscire con la macchina: le ruote slittano sulla neve. In cinque ci mettiamo a spingere e lo caviamo dagli impicci. Il Qashqai di Sandro non ha problemi con il 4x4 inserito. Via! Verso il confine sloveno in mezzo alla bufera. Solo in Italia sono passati con lo spazzaneve e di là è un disastro, ma la cosa peggiore è che Flora ha già chiuso da un bel pezzo! Donato è col morale a terra: era questo lo scopo principale per cui era venuto. Erano settimane che si pregustava il congedo familiare: dormire fuori con birra a gò gò, ottimo cibo ed ottima compagnia.
Sconsolati, alle 00:15 tentiamo l'ultima carta nel bar-gelateria di Basovizza (visto aperto poco prima), ma ci manda via perchè sta chiudendo. Niente da fare: stasera dieta!
Su strade e tangenziale completamente innevate facciamo ritorno all'ostello. Qui ci mettiamo vicino alla stufa per mangiare qualche snack avanzato e rimpiangere il "Cara Giorgia" avanzato la sera prima e che non abbiamo voluto portare via!
La mattina di domenica Donato parte per casa alle 9. Noi con calma ci alziamo, puliamo la camera ed andiamo a fare colazione. Alle 11:30 siamo già seduti da Flora! Ma Simone e Federico rinunciano al meritato premio mangereccio e partono per casa. Sandro, Simona e Damiano si sacrificano per tutti e portano stoicamente a termine il programma previsto.
Ringraziamo infinitamente Antonio Klun e gli amici del gruppo Debeljak di Trieste per averci nuovamente consentito di visitare questa meravigliosa grotta e per tutto l'appoggio logistico dato nonostante le avverse condizioni meteo.
San
Rilievo ricavato dal sito del Catasto delle Grotte del FVG
Essere o non essere......
RispondiEliminaFlora o non Flora.......
Purtroppo il finale lo conoscete....
MI RIFARO' LA PROSSIMA VOLTA E CON GLI INTERESSI.
Bellissima avventura, bellissima conpagnia e straco morto.
Alla prossima
Ciao
Donato