domenica 9 ottobre 2016

Hotiške ponikve (inghiottitoio di Hoticina)

L'inghiottitoio di Hoticina è uno dei tanti presenti in zona. Ogni corso d'acqua che scende dai Monti Brkini incontra la bancata calcarea e s'innabissa nel sottosuolo. L'apertura di un nuovo inghiottitoio 200m a monte rende ora molto più semplice l'armo e la visita dell'Hotiške ponikve.





di Bianca Trevisan

Quando partiamo da casa, sono le 5.30. Fuori è buio pesto, e mi crea una strana sensazione. Come può essere mattina con tutta questa oscurità? Sarà notte fonda.. forse ho guardato male l’orologio.. No sto sbagliando qualcosa, forse dovrei girare i tacchi e tornarmene a dormire… Invece no, oggi si va in grotta!

Per continuare con il filone delle grotte slovene, con Massimiliano, Sandro, Simona, Filippo e Alberto ci incontriamo a Kozina di buon’ora con i preziosissimi amici Mauro e Irena.
Oggi ci accompagneranno a visitare l’Inghiottitoio di Hoticina (profondità -180 m, circa 800 di sviluppo), nell’omonimo villaggio. Che poi tanto inghiottitoio non lo è più: da un paio di anni, a monte dello stesso, si è aperta una voragine che funge da nuovo canale di scolo. Ora, anche se durante la nostra permanenza dovesse abbondantemente piovere, non dovremmo di fatto preoccuparcene. Le previsioni meteo, comunque, sono buone. Molto meglio.

Parcheggiamo lungo la strada. Il sentiero di avvicinamento è breve, attraversa una fitta vegetazione fatta di alti alberi e basse felci che nascondo insidiosi tronchi sul quale si potrebbe incespicare (Massimiliano c’è, Massimiliano sparisce per terra nascosto dalle piante), il terreno è smosso.. precedenti visite di un qualche speleo “ruspante” o cinghiali?

Durante il cammino possiamo anche osservare, appunto, il nuovo ingresso, un tubone che va giù nel buio e tutt’ora in esplorazione.

La nostra meta, tuttavia, è cento metri più avanti, a ridosso di una parete di roccia, ricoperta da ciclamini e muschio, sembra quasi un ambiente tropicale, il tutto è di un verde veramente acceso!

L’ingresso è ampio, e mentre noi attendiamo con pazienza chiacchierando del più e del meno, Mauro comincia ad armare la grotta.

La linea di discesa è quella bassa e più diretta. Inutile fare acrobazie per armare quella alta, dato che non c'è più il pericolo di piene.
Subito dopo una curva, troviamo la nostra bella finestra che, con un paio di pendoletti, ci porta nella nostra prima saletta. E’ più che altro un alto meandro, le pareti sono ricche di concrezioni dovute alla lavorazione dell’acqua, e parecchie farfalle notturne ci tengono compagnia.
Un traverso diventa fonte di sfida: passa proprio sopra ad un laghetto (una fessura lunga un paio di metri, larga forse un metro, ma colma d’acqua) e qui ce la godiamo a scommettere a chi si farà il bidet, perché allongiandosi di peso si finisce col sedere proprio a pelo dell’acqua. Massimiliano ci va dentro di gusto con le gambe, io e Simona (caratterizzate dalla tipica agilità femminile) riusciamo a passarlo indenni. Anche Alberto non se la cava male, con nostra grande delusione. Si vocifera che Filippo lo abbia attraversato dentro l’acqua di gusto.

Proseguendo, troviamo uno scivolone naturale, anche questo con armi spostati, che dopo una serie di pendoli ci porta ad un secondo salone di grandi dimensioni, che conduce ad un’ampia galleria di crollo. Purtroppo qui i primi evidenti segni di come l’uomo sia agente inquinante e distruttore dell’ambiente: palloni, lattine, stracci, pezzi di plastica, troviamo persino la canna fumaria di una stufa. L’acqua ha portato nelle profondità della Madre Terra tutto ciò. E’ desolante. Molti di noi speleologi sfuggono nel sottosuolo per ritrovare il contatto con la natura, scappare dalla città e stare in mezzo ai propri “simili”. Invece qua ci ritroviamo sbattuti in faccia l’essere UOMO e il risultato del successo dell’industrializzazione. Immondizia e spreco.


Spiegando brevemente e in maniera molto semplice il fenomeno: un inghiottitoio è una cavità carsica ove, in caso di forti piogge, finisce l’eccesso di acque. Quindi cosa succede, tutto ciò che l’acqua incontra nel suo scorrimento sul terreno (poco permeabile) viene trascinato nel sottosuolo. Non rispettare delle banalissime norme comportamentali (non gettare le cartacce a terra, ad esempio) porta a queste conseguenze.

Ma chiudo questa parentesi. Continuiamo con la nostra escursione che ci vede percorrere questa galleria che, dopo un altro paio di saltini, ci conduce al penultimo pozzo, il P30: maestoso! (vedi foto di apertura)
Si tratta del percorso scavato dall’acqua durante le fasi di piena della grotta. Viene per questo frazionato alla destra: questo pozzo in caso di forti piogge, creava una cascata che nebulizzava, quindi altamente sconsigliato. Ma lo scendiamo lo stesso, di acqua non ce n’è.


Alla base, una stupenda vasca dall’acqua cristallina, con qualche simpatico gamberetto (niphargus) e quelli che non riesco a capire se siano vermi o delle (meno simpatiche) sanguisughe.
Comincio ad osservare anche il terreno, al proiettare al suolo la luce vedo dei movimenti sospetti… zampettano qua e là numerosi “porcellini di terra”, completamenti bianchi, loro naturale condizione di adattamento all’ambiente ipogeo. Ne raccolgo uno con un bastoncino di legno per osservarlo meglio, con tutto il loro esoscheletro trasparente.. affascinante!




Manca l’ultimo pozzo, che ci porta alla base della nostra grotta. Qui troviamo finalmente il letto del torrente sotterraneo proveniente dall'inghiottitoio di Slivie. Un sifone di entrata a sinistra, un sifone di uscita a destra. Una spiaggetta dove troviamo le impronte di qualche speleo passato per di là.
Ci spiega Mauro che, nel caso ci avessero preceduto forti piogge, ora dove siamo seduti a rifocillarci avremmo trovato un incantevole lago, proprio. In realtà, di questo lago cogliamo le tracce a causa dei tronchi e della plastica appesa alle pareti a qualche metro sopra le nostre teste.
Facciamo la rituale foto di gruppo e cominciamo con calma l’uscita.

S-Team di oggi, da sinistra: Filippo, Alberto, Bianca, Simona, Mauro, Massimiliano, Irena, Sandro

Quando usciamo splende il sole. Ci gongoliamo del fatto che le tute e l’attrezzatura siano quasi pulite del tutto, siamo persino usciti di grotta ad un orario favorevole. Tra poco ci aspetta pure la tradizionale mangiata alla Birreria Mahnic a Kozina (lubianska, aspettami, sto arrivando!). E’ andato tutto alla perfezione!
Ma cantiamo vittoria troppo presto… durante la strada di rientro, rimaniamo imbottigliati nel traffico causa incidente e rientro dalla Barcolana. Riusciamo ad essere a casa dopo 3 ore abbondanti di strada, contro la solita ora e mezza. Ma mettiamola così: ogni uscita strepitosa ha un prezzo da pagare ;)

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